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Donne massacrate nel lager di Ponte Galeria perché vogliono la libertà

Ascolta una donna che si trova rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria da cinque mesi, che ha telefona a Radio Onda Rossa per raccontare – in un misto di italiano e inglese – il pestaggio subito stamattina.
Ecco il contenuto della telefonata:
La donna racconta che gli uomini delle forze dell’ordine l’hanno portata in un ufficio all’interno del centro, per picchiarla, insieme ad altre donne.
Evidentemente polizia e carabinieri, ma anche il direttore del centro, non hanno gradito la presenza dei manifestanti sotto alle mura del Cie e hanno voluto farne pagare le conseguenze alle recluse.
Gli uomini in divisa, infatti, hanno spiegato chiaramente alle donne che il pestaggio è una risposta al “casino” che hanno fatto sabato, durante il presidio, e hanno assicurato loro che saranno deportate al più presto nei rispettivi paesi d’origine.
Al momento la situazione nel centro è più tranquilla ma la donna chiede assistenza medica per la sua compagna che sta male.
Al nostro redattore che le chiede se sia pericoloso per le recluse il fatto che si svolgano delle manifestazioni al di fuori del centro, lei risponde che le dovremmo fare ogni giorno!
Perché qua non va bene – spiega la donna – l’acqua non va bene, il mangiare non va bene, i vestiti non vanno bene… fa sempre freddo! Qua non dovrebbe essere una galera – noi non siamo ladre! – eppure ci trattano peggio che in galera.
Infine, a una domanda su cosa vogliono che facciamo dal di fuori, per sostenerle, lei risponde con decisione: just we want freedom! vogliamo solo la libertà!

Posted in Atti e misfatti, No CIE.