Ascolta la trasmissione Minipimer del 15 marzo 2011, in cui presentiamo il romanzo di formazione lesbica “Non ci lasceremo mai” di Federica Tuzi.
Da pagina 16:
“Le nostre litigate erano cominciate presto: per una gonna a pieghe, per il vestito della comunione, perché volevo i capelli corti, perché non dove scalmanarmi. Mi avevano da subito definita un maschiaccio, senza sapere quanto fosse vera quell’intuizione. Nemmeno io lo sapevo ancora, ma già dal primo anno delle scuole medie era stato chiaro che de la maschio avevo anche i gusti sessuali. La parola “lesbica” mi arrivò addosso come uno schianto. Non tanto per il suo significato letterale (che male c’era ad amare le femmine?), quanto per quel retrogusto da film porno, alienato, sporcaccione. Me la ripetevano nei corridoi, la scrivevano sulla lavagna e sulle mattonelle del bagno, e solo perché avevo dato una lettera d’amore a Elena, la mia compagna di banco”.