Skip to content


28 ott: restituzione assemblea sul 25 novembre

Ascolta la restituzione dell’assemblea nazionale di femministe e lesbiche del 28 ottobre a Roma [23′]

Manifesto per la ricomposizione di un percorso di lotta contro la violenza maschile sulle donne

La nostra analisi della violenza maschile sulle donne è radicale, nel senso che ne indaga le radici, il percorso alle nostre spalle è lungo e approfondito, le nostre pratiche sono conflittuali.

In Italia un giorno sì e uno no un uomo uccide una donna.

Il termine “femminicidio” indica ogni forma di violenza commessa da un uomo su una donna in quanto donna: stupri, violenze e abusi fisici, molestie, persecuzioni, ecc.

La violenza degli uomini sulle donne è frutto della cultura e del sistema patriarcale.
Serve a mantenere le donne sottomesse ed a punire e a riappropriarsi delle lesbiche.
La violenza degli uomini sulle donne serve a perpetuare questo sistema di oppressione, il patriarcato, che è perfettamente alleato degli altri sistemi economici (capitalismo, neo-colonialismo) e con i dispositivi ideologici di oppressione (fascismo e razzismo).

Ci sono dei chiari e forti nessi tra la violenza privata e domestica sulle donne e la violenza istituzionale e dello stato, sempre sulle donne.

La violenza sulle donne non ha colore, né passaporto, né classe, né età, ma ha un unico genere: sono gli uomini a compierla.
L’assassino ha le chiavi di casa. I luoghi della violenza sono molti, ma gli uomini che la commettono sono quasi sempre conosciuti: mariti, padri, fidanzati, ex fidanzati, ed altri uomini conosciuti, datore di lavoro, professore, medico.

Per le donne la precarietà economica significa minor reddito e dipendenza economica dai mariti. Femminilizzazione del lavoro, destrutturazione del mercato del lavoro, precarietà, disoccupazione, peggioramento delle condizioni lavorative, misure anti crisi… spingono le donne ai margini del mercato del lavoro e le obbligano a sopperire alla mancanza cronica di servizi sociali.

I media esistono in quanto vendono i corpi delle donne. Sistema massmediatico e sistema educativo perpetuano la cultura della violenza e i ruoli stereotipati di sottomissione delle donne.

Nei Cie la polizia stupra. La violenza sulle donne è perpetrata sistematicamente dagli uomini in armi e in divisa, nei commissariati, nei Cie, nelle carceri.
Gli uomini in divisa ricattano, sottomettono e torturano con abusi e violenze sessuali le donne e soprattutto quelle senza documenti, rinchiuse, fermate in manifestazioni.

Gli uomini legalmente armati stuprano ed uccidono le donne perché possono farlo. Godono di tutti i privilegi dell’appartenere alle istituzioni (esercito e forze dell’ordine) che agiscono il monopolio della violenza da parte dello Stato: hanno le spalle coperte, sono impuniti e sono addestrati per farlo.

Gli uomini in armi e in divisa stuprano e uccidono le donne nei territori occupati: dai luoghi del mondo in cui sono impegnati in missioni militari all’estero, a tutte le città italiane in cui sono impegnati nelle operazioni di controllo del territorio e “strade sicure”.

Non è questa la sicurezza che vogliamo. Denunciamo la strumentalizzazione della violenza maschile sulle donne per fini repressivi, razzisti e di controllo sociale.
Con l’aumento del controllo sociale diffuso le donne vengono ricacciate in famiglia e ciò significa maggior esposizione alla violenza: le donne sono doppiamente controllate, dai mariti e dallo Stato.

Parliamo di stupri di guerra e di guerra quotidiana degli uomini contro le donne. La sistematicità della violenza degli uomini in divisa è la cartina tornasole della violenza degli uomini sulle donne.
Gli uomini in divisa stuprano nei commissariati perché tutti gli uomini stuprano (picchiano, ricattano sessualmente, ecc.) nelle famiglie.

Ci riguarda tutte. Un singolo stupro toglie potere a tutte noi, è una ferita per ognuna di noi. Mentre accresce i privilegi di tutti gli uomini e aumenta la loro capacità di controllo sulle donne, attraverso la paura.
Un singolo stupro limita la libertà di ognuna di noi. Per questo è importante la solidarietà tra tutte le donne.

Guai a chi ci tocca.
Le donne sanno difendersi quotidianamente dalla violenza degli uomini.
Le pratiche di autodifesa femminista fanno parte dei nostri percorsi.
Autodifesa significa:
sapere che no significa no, nella vita quotidiana
riconoscere quando il proprio spazio vitale viene invaso
fidarsi del proprio istinto e riconoscere una situazione di pericolo
riconoscere che stiamo vivendo all’interno di una situazione di violenza
rivolgersi ad altre donne
autodifesa è il lavoro delle compagne dei centri antiviolenza, è autodifesa legale
autodifesa è un centro antiviolenza che si costituisce parte civile
Vogliamo fare un passo avanti: diciamo a tutte le donne che possono e devono difendersi!

mfla.noblogs.org

Posted in Atti e misfatti.