Si è concluso il processo contro gli stupratori di Carmela, la bambina di 13 anni di Taranto, che si è uccisa a seguito delle violenze e della reclusione in un centro di recupero.
Ecco il comunicato MFPR Taranto:
Sul processo Carmela
Noi donne del MFPR ieri siamo state tutto il giorno in presidio al Tribunale, scontrandoci anche con l’avvocato di uno degli stupratori Carnevale e attaccando pubblicamente lo stesso stupratore che si è dovuto far difendere da poliziotti e carabinieri.
E’ vergognosa l’assoluzione di uno degli imputati, Massimo Carnevale, proprio quello che aveva tentato di far spostare il processo e recentemente il suo legale ha denunciato le esponenti del MFPR per le loro iniziative sotto il tribunale (per cui è tuttora in corso un’inchiesta).
Rispetto alle sentenze di condanne, per gli altri due stupratori, pur valutando positivamente che il giudice abbia dato più anni di quelli chiesti dal PM, come sempre anche queste condanne risultano assolutamente inadeguate, sproporzionate, gridano “ingiustizia!” rispetto alla distruzione di una vita che lo stupro provoca e ha provocato nel caso di Carmela fino alla morte.
La Magistratura in tutti questi lunghi anni ha mostrato ampiamente la sua funzione di rotella della società borghese, maschilista, di classe, basata su un’ingiustizia sistemica, in particolare quando si tratta di stupri, violenze, uccisioni contro le donne; una magistratura che fa essa stessa violenza, che fa passare le donne, ragazzine da vittime a “provocatrici di stupro”, che anche quando cerca di fare un processo normale, tratta questi gravi reati contro le donne, che “uccidono” sia fisicamente che moralmente, al pari di un processo per lesioni…
Nello stesso tempo, le responsabilità del suicidio di Carmela sono da ricercare anche nelle Istituzioni (forze dell’ordine, tribunale dei minori, servizi sociali, comunità); come abbiamo denunciato fin dall’inizio: “Carmela, stuprata dagli uomini, uccisa dallo Stato”. Queste Istituzioni invece di aiutarla l’hanno colpevolizzata, strappata alla famiglia e rinchiusa in una casa famiglia dove veniva imbottita di psicofarmaci. In questo senso questa vicenda resta esemplare e la necessaria lotta contro le Istituzioni, contro questo Stato, non si può “archiviare” con la fine di un processo.
Resta il fatto bello, positivo la battaglia fatta per Carmela, resta e va avanti la nostra lotta per intrecciare la battaglia contro stupri e femminicidi alla lotta contro l’insieme delle oppressioni, doppio sfruttamento, discriminazioni, condizioni di vita che le donne a Taranto e dovunque subiscono.
Senza questa battaglia, portata avanti ininterrottamente – purtroppo nel silenzio, nell’indifferenza, al massimo nella “pietas” intorno – Carmela sarebbe “scomparsa”.
E INVECE CONTINUA E CONTINUERA’ A VIVERE!