1° novembre: in solidarietà con la resistenza di Kobane

Ascolta lo spazio sulla manifestazione del 1° novembre in solidarietà con la resistenza di Kobane: spezzone di femministe e lesbiche a Bologna [dura 17′]

A Roma l’appuntamento è il 31 ottobre, ore 15, piazza dell’Esquilino

 

Leggi il volantino delle compagne di Bologna

 

In solidarietà con la resistenza di Kobane contro i terroristi di Isis
Basta con l’embargo contro il Rojava

La resistenza delle donne e degli uomini kurdi in Rojava (Kurdistan occidentale in Siria), ha ispirato persone in tutto il mondo quando l’assedio della città da parte di Stato Islamico (ISIS) è stato respinto con successo appena un anno fa.

Il 1° novembre 2014 è stato lanciato un appello urgente per una giornata globale di azione per Kobane chiedendo a tutte e tutti di mostrare solidarietà con Kobane e di dare assistenza umanitaria e materiale.

A un anno dall’appello alla solidarietà attiva con Kobane cosa è successo?
Non solo non c’è stata l’apertura di un corridoio umanitario, ma il governo turco, ovvero il dittatore Erdogan:
per mesi ha aperto il con­fine tra Kobane e Suruç per i jiha­di­sti di Isis e lo ha blindato per pro­fu­ghi, feriti, aiuti uma­ni­tari e giornalisti, e continua a offrire a Isis anche supporto logistico e a prendersi cura dei suoi feriti negli ospedali di Istanbul;
da giugno con la scusa di attaccare i “terroristi” continua a mettere sotto assedio militare le città che perseguono l’autonomia , a licenziarne le co-sindache, che rappresentano l’attuazione effettiva della parità di genere e sono state votate dall’80% della popolazione;
Partecipa attivamente al femminicidio attraverso arresti, torture, stupri e uccisioni di resistenti e civili curde e turche.
Siamo sicure che è implicato negli attacchi terroristici all’Hdp( Il Par­tito demo­cra­tico dei Popoli) , perché mette in pericolo la sua dittatura in vista delle elezioni del 1° novembre 2015 e i suoi servizi segreti sono direttamente coinvolti nei femminicidi politici di Sakiné Cansiz, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez a Parigi a gennaio del 2013.
è per noi coinvolto nel femminicidio della giornalista inglese all’aeroporto di Istanbul
E i governi europei cosa fanno?
Oltre a continuare a intrattenere rapporti economici e militari con la Turchia, ora le propongono un’intesa per fermare i profughi in Anatolia. D’altronde la segre­ga­zione di kurdi e siriani è ini­ziata que­sta estate, quando Ankara ha annun­ciato la costru­zione di un muro lungo il con­fine meri­dio­nale per fer­mare l’afflusso di pro­fu­ghi kurdi siriani che veni­vano da Kobane. In Rojava, Ankara ha impo­sto safe-zone per ammas­sare i pro­fu­ghi kurdi e impe­dire loro di rag­giun­gere la Tur­chia.
Consentono l’embargo e l’isolamento totale sia dalla Turchia che dall’Iraq.
Continuano ad insinuare che ci sia il PKK dietro gli attentati contro i kurdi e i turchi a loro solidali!!!
Alimentano le guerre in Medio Oriente, per riuscire a mettere le mani sul petrolio.
Chi sono i veri terroristi? Perché la resistenza dei popoli che lottano per la loro autodeterminazione e contro il terrorismo vengono etichettati come terroristi?
Perché i regimi in Medio oriente,che reprimono, torturano, stuprano e uccidono civili nell’impunità, non vengono chiamati terroristi? E gli Stati Uniti e i governi europei, che alimentano le guerre in Medio Oriente? E’ indecente che degli stati con le mani sporche di sangue definiscano terrorista il popolo curdo che nel Rojava sta costruendo una società migliore.
NOI FEMMINISTE CONTINUEREMO A SCENDERE IN PIAZZA, SOLIDALI CON LE CURDE/I E I POPOLI CHE SI SONO UNITI A LORO PER DIFENDERSI DA ISIS, MA ANCHE PERCHE’ STANNO COSTRUENDO INSIEME UNA VERA ALTERNATIVA ALLO STATO NAZIONE, BASATA SU un sistema assembleare in cui donne e uomini hanno veramente lo stesso potere decisionale. E per urlare forte che : il PKK dovrebbe essere tolto dalle liste dei terroristi e ci andrebbe messo il governo turco e tutti i governi che trattano con Erdogan per motivi economici e di controllo del Medio Oriente e dei profughi scaturiti dalle guerre provocate dall’occidente, a partire dall’Iraq.