L’Aquila: ultima udienza del processo contro il militare stupratore

Ascolta il resoconto [dura 6′].

Inoltre, sono arrivate minacce anonime all’avvocata del centro antiviolenza per aver difeso e sostenuto come parte civile la giovane donna.

Ecco il comunicato delle compagne:
Esprimiamo la nostra solidarietà all’avvocata Simona Giannangeli per le pesanti minacce ricevute in seguito alla condanna del militare Francesco Tuccia per stupro e lesioni gravissime: “Ti passerà la voglia di difendere le donne […] Stai attenta e guardati sempre le spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te”.

Le minacce indirizzate all’avvocata Giannangeli appartengono a modalità di stampo mafioso e fascista, che vigliaccamente usano l’intimidazione per tentare di mettere a tacere la forza di chi lotta contro la violenza sulle donne e di chi, con il proprio lavoro e impegno quotidiano, si espone in prima persona.

In quelle minacce è evidente tutta la misoginia che alimenta la violenza maschile: “ti passerà la voglia di difendere le donne[…]”.
Misoginia che diventa palese non solo quando lo stupro viene denunciato, ma ogni volta che emerge la forza e la lotta delle donne perché questo mette in discussione il potere, il ruolo e il controllo maschile all’interno della cultura sessista e patriarcale.

Intimidazioni e misoginia sono l’espressione della violenza maschile che legittima e alimenta la cultura dello stupro che minaccia tutte.

Siamo con Simona, perché la minaccia a una donna è una minaccia a tutte le donne e la lotta di una è la lotta di tutte!
Le siamo vicine e non ci fermeremo, consapevoli che insieme siamo più forti e che la nostra forza fa paura!

Le compagne